Permesso di costruire: per il dehor di un locale non serve

Molti locali permettono ai loro clienti di consumare all’esterno, in spazi arredati, magari anche collocati su pedane rialzate, in cui poter gustare o del cibo o consumare bevande. Questi ambienti esterni sono chiamati dehors. Ma chiuderli con una tamponatura delle parti laterali rappresenta un intervento di nuova costruzione? Se un locale pensasse di chiudere il dehor con tende in pvc, avrebbe bisogno di una SCIA o di un altro titolo edilizio?

Vediamo una situazione realmente accaduta, dove si presentava questa tematica.

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Un dehor chiuso con tendaggi in pvc, secondo il regolamento edilizio

Con l’uscita della sentenza numero 35804 del 30 settembre 2021, la Corte di Cassazione ha dato risposte interessanti su un caso realmente accaduto. Vediamo i particolari.

Il titolare di un punto di ristoro, con uno spazio all’aperto provvisto di pedana e arredi, aveva presentato una Scia per installare sul proprio dehor delle tende in pvc trasparenti, in modo da proteggere i propri clienti che consumavano in caso ci fosse stato brutto tempo. Il regolamento edilizio comunale, non vietava la realizzazione di tendaggi aventi lo scopo di proteggere in caso di maltempo, purché questi non si allontanassero da alcuni criteri tassativamente indicati (soprattutto il tipo di materiale utilizzato in caso di chiusura del dehor).

L’ufficio tecnico comunale incaricato di esaminare la pratica presentata dal commerciante, contestava che la struttura non era conforme al regolamento comunale vigente, perché riteneva che l’intervento realizzato fosse in realtà di chiusura e non erano ammesse tamponature in materiale diverso dal vetro.

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Autorità giudiziaria territoriale: gli elementi plastici rappresentano una chiusura

Il titolare del locale aveva quindi deciso di appellarsi all’autorità giudiziaria territoriale; che però non accoglievano l’istanza. Infatti, veniva contestato che, gli elementi plastici, scorrevoli su guide in alluminio, come veri e propri tamponamenti su tre lati, rappresentavano una vera e propria chiusura del dehor, rendendolo una copertura continua ed integrale dell’area.

Un dehor chiuso avrebbe dovuto essere realizzato, secondo il regolamento edilizio comunale vigente, solo ed esclusivamente in vetro. Inoltre, la realizzazione di una struttura del genere, avrebbe richiesto un atto di assenso come nuova costruzione, trattandosi di nuova volumetria suscettibile di autonoma utilizzazione, e non semplicemente uno spazio esterno attrezzato con arredi.

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La decisione della Cassazione, non si tratta di “vera” struttura chiusa

Dopo questi giudizi, il proprietario decide di rivolgersi alla Corte di Cassazione. Ed è a questo punto che viene ribaltata la sentenza!

Ebbene, secondo la Corte, la ricostruzione fatta dai giudici territoriali e la valutazione dell’amministrazione comunale partivano da dei presupposti sbagliati.

Lo stesso titolare ha continuato a propria volta ad insistere ancora una volta che non si trattava di pannelli, ma di tende scorrevoli arrotolabili in pvc, da utilizzare in via temporanea e occasionale per garantire riparo ai clienti in caso di maltempo.
La contestazione è appunto limitata alla pretesa violazione del pregresso regolamento edilizio, non più in vigore, nella parte in cui sarebbe stato utilizzato un materiale anziché un altro nella realizzazione del tamponamento.

Un dehor riparato con tende avvolgibili in pvc trasparenti, non è una struttura sottoposta a tamponature laterali, ma è aperta e non rappresenta un intervento di nuova costruzione, quindi non è necessario un permesso di costruire.

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L’uso del vetro non si pone

Da qui anche la questione dell’unico materiale da poter utilizzare (il vetro), non si pone. Difatti, secondo la Cassazione non c’è nessuna connotazione rilevante dal punto di vista penale nell’utilizzo delle tende avvolgibili in pvc; la questione del vetro potrebbe magari attenere a due aspetti: il decoro urbano, e la sicurezza delle persone.

Ma anche su tale versante, la suprema Corte ci tiene a precisare che, l’esclusivo utilizzo del vetro, nulla aggiunge al decoro urbano, e nemmeno al corretto sviluppo edilizio; contribuisce semmai ad aumentare «l’impressione di non facile reversibilità di una struttura che, in definitiva, è destinata a fruire dello spazio pubblico, tra l’altro aumentando i pericoli per la pubblica incolumità in ipotesi di rottura dell’elemento».

Alla luce dei questi principi di diritto, accogliendo in pieno le doglianze del commerciante, viene annullata la condanna penale all’ammenda prevista dall’articolo 44 del testo unico edilizia per inosservanza di norme, prescrizioni e modalità esecutive.

Foto di copertina: iStock/terex

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