Beauty&Brain, la quarta ricerca neuro-scientifica di Pratic in collaborazione con IULM e Unimore

Ciò che viene progettato valorizzando “l’esperienza estetica” di oggetti, edifici e spazi ha un impatto positivo sull’umore, sulle attività cognitive, sui comportamenti e in generale sul benessere della persona. La bellezza, ovvero quel raffinato meccanismo che si accende nel cervello umano generando sensazioni positive, benessere e piacere, è direttamente proporzionale ad un coefficiente emotivo e cognitivo che, nei secoli, studiosi, psicologi e, oggi, neuro scienziati cercano di analizzare: la bellezza, quindi, ha sempre una natura brain-based e chi progetta deve tener conto del ruolo rivestito dal cervello nella percezione estetica di luoghi, edifici e oggetti.

Lo sa bene Pratic che ha commissionato la ricerca “Beauty&Brain” condotta da Stefano Calabrese, narratologo dell’Università IULM di Milano, insieme a Denitza Nedkova, neuro-estetologa dell’Università di Modena e Reggio Emilia.

La ricerca conferma che le qualità estetiche dell’architettura e del design condizionano emozioni, funzionamento cognitivo e scelte umane in quanto la percezione del “bello” nasce dall’attività cerebrale: concetti che Pratic mette in pratica nella progettazione dei propri prodotti, ideati per essere funzionali al comfort abitativo, ma anche facilmente percepiti come belli, piacevoli e rassicuranti.

È quello che, intorno al 323 a.C., il matematico greco Euclide teorizzò come canone della sezione aurea, un fenomeno che si osserva costantemente nella natura per cui il cosiddetto numero aureo (un numero irrazionale equivalente circa a 1,6180339887) è la proporzione geometrica di molteplici forme di vita: una sorta di “perfezione divina”, una combinazione di simmetrie che caratterizza le cose piacevoli e belle e che per questo l’uomo cerca da sempre di imitare.

Quando si percepisce qualcosa che conferma il proprio sistema di attese, la dopamina (detta infatti ormone della felicità) entra in circolo, si prova una forte sensazione di piacere e il piacere rende bello ciò che si sta percependo: è il circolo virtuoso dell’estetica secondo il cervello.

Se quindi la bellezza è un aspetto integrante del modo in cui le persone rispondono alla realtà, il design può diventare incubatore di benessere psicologico, emotivo e sociale per il singolo e per la comunità: le qualità estetiche dell’architettura, come l’altezza dei soffitti, l’apertura verso l’esterno e la curvatura degli interni, hanno un impatto sulle emozioni, sul funzionamento cognitivo, sulle scelte e sul comportamento.

E non si tratta di una conquista moderna: basti pensare che tra gli elementi strutturali dell’architettura tradizionale c’è grande varietà di spazi aperti e semi-aperti (il cortile centrale, la veranda, la pergola, il balcone, il giardino d’inverno ecc.) che rispondono proprio ai bisogni di interazione sociale, privacy, intimità. Precisamente i bisogni che l’architettura contemporanea ha quasi dimenticato e che Pratic cerca invece da sempre di recuperare progettando spazi outdoor che valorizzino ogni contesto e producano autentico benessere per le persone che li vivono.

Le ricerche

Beauty&Brain è la quarta ricerca commissionata da Pratic che da diversi anni è impegnata nell’ambizioso progetto culturale che apre lo scenario del design verso inedite prospettive che interessano neuroscienze, psicologia, emozioni e processi cognitivi.

La prima ricerca, intitolata Healthy Lighting, ripercorreva la storia della contrapposizione primaria tra luce e buio, bianco e nero. La seconda edizione, Lively Colours, indagava il significato dei colori e gli effetti che essi svolgono sugli individui. La terza, Design for Well-being, esplorava forme, volumi e proporzioni dal punto di vista degli schemi cognitivi, degli stili estetici e delle predisposizioni del cervello umano ormai sedimentati da millenni.

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