La costa come bordo plasmabile. Strategie a lungo termine per la convivenza tra terra e acqua

A causa del cambiamento climatico e dei suoi effetti, sempre più ambienti sono in pericolo e rischiano di essere compromessi: tra questi sono comprese le coste, fondamentali non solo per la loro importanza naturalistica e paesaggistica, ma anche per il ruolo di protezione che svolgono nei confronti dei centri abitati con i quali sono a contatto. Infatti, tra le conseguenze più impattanti del cambiamento climatico ci sono quelle riguardanti i bacini d’acqua, che mitigano i suoi effetti aumentando la propria temperatura e quindi il loro livello medio, il cui innalzamento è previsto di circa 30 cm entro il 2050, in accordo con il rapporto della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA). Secondo l’agenzia federale, questo sarà inevitabile anche riducendo drasticamente le nostre emissioni di carbonio, e metterà in pericolo le coste, la loro biodiversità e le città vicine, poiché alcune di queste saranno esposte a inondazioni con una frequenza maggiore a dieci volte quella odierna. Tra gli effetti previsti si annoverano l’erosione distruttiva, l’allagamento di zone umide, la contaminazione di falde acquifere e di terreni agricoli da salsedine e la perdita di habitat per flora e fauna.

Per provare a far fronte a questo problema, nel 2022, la città di Vancouver organizza la Sea2City Design Challenge, invitando alcuni progettisti a cercare e a definire una visione capace di guidare lo sviluppo urbano ed ecologico di False Creek, un’insenatura che penetra nel cuore della città canadese. Lo studio MVRDV risponde alla sfida con un team interdisciplinare, composto da numerosi attori dalle competenze differenti e complementari, in maniera da poter sviscerare il problema e fornire soluzioni efficaci. Data l’assenza di un’unica azione risolutiva, lo studio sceglie di lavorare per fasi, con un insieme di strategie collaboranti. Un approccio che non solo permette di modulare l’impatto e i costi nell’immediato, ma che consentirà anche di poter cambiare direzione in base al contesto futuro, estendendo le linee guida fino al 2100.

Queste ultime sono il frutto dello studio attento dello stile di vita delle città limitrofe, dei loro bisogni, abitudini e necessità, per prevedere delle azioni efficaci che salvaguardino tutte le peculiarità dell’esistente. Inoltre, i progettisti guardano con occhio critico gli approcci tradizionali ai waterfront urbani, che ruotano attorno al principio di resistenza all’acqua tramite infrastrutture resistenti e spesso invasive, non più efficaci in un’era di innalzamento del livello del mare e di eventi meteorologici estremi sempre più frequenti. Cercando quindi di capire come assecondare l’acqua e i suoi movimenti, una delle aree più ricche di potenziale dal punto di vista progettuale è risultata essere quella della zona intertidale – ovvero quella compresa tra l’alta e la bassa marea – la quale era ridotta al minimo e trattata in maniera inadeguata. Considerandola, invece, come una zona di decompressione e regolazione, sono state delineate alcune linee guida per permettere a queste aree di espandersi, formando una transizione naturale tra mare e terra. Per farlo è stato necessario coinvolgere anche gli edifici limitrofi, ripensandoli per adattarsi a maree e inondazioni, e cercando di rendere l’acqua parte della cultura urbana. Concretamente, la proposta si avvale di sei principi che costituiscono un vero e proprio catalogo – il Sea Level Rise – che è stato esposto alla Biennale di Shenzhen: in primis migliorare i servizi pubblici sollevando alcuni di essi dall’acqua, trovare nuovi usi a prova di inondazione per le strutture sotterranee e sollevare il piano terra degli edifici.

E ancora, sviluppare sistemi di collegamento tramite passerelle rialzate, riorganizzare i programmi degli edifici e renderli più flessibili, adattare le strutture per consentire cambiamenti nell’uso e progettare nuove strutture per essere adattate più facilmente. All’interno del catalogo sono raccolte proposte sia per gli edifici esistenti che per quelli nuovi, tra le quali figurano, ad esempio, ristoranti anfibi che si alzano e si abbassano in risposta alla marea, isole habitat galleggianti, coperture permeabili del terreno e riserve di acqua piovana. Il metodo è quello di assegnare a ciascun intervento una posizione in relazione al paesaggio costiero rinaturalizzato, distinguendo quelli che rimarranno permanentemente sull’acqua, quelli che occuperanno la zona intertidale e quelli che saranno situati completamente fuori dalla portata del mare. Le proposte, non solo mirano alla coesistenza con l’acqua, ma apportano numerosi altri benefici, come l’uso di fonti energetiche rinnovabili, l’aumento della disponibilità di alloggi e la tutela della biodiversità. Nell’area più interna dell’insenatura di False Creek, il Coopers’ Park, i progetti accolgono la mobilità sul bacino, un vivaio per la flora autoctona e una passerella sull’acqua, mentre, procedendo verso l’esterno, nell’area Between Bridges, gli interventi prevedono una serie di piccole foreste, un’isola habitat galleggiante per la vita marina e un padiglione panoramico.

Luogo: Vancouver (British Columbia), Canada
Committente: Undisclosed, City of Vancouver
Completamento: 2022
Architetto: MVRDV
Consulente per il paesaggio: PWL Partnership
Foto e disegni: © e courtesy MVRDV

A Long Island, uno dei quartieri occidentali di New York, lo studio Weiss/Manfredi vede il lungofiume come un perimetro protettivo dell’insediamento limitrofo di Hunter’s Point South, dove colloca numerosi punti di sosta pubblici. Anche in questo caso, l’approccio al paesaggio cerca di valorizzare le peculiarità del sito, inquadrando allo stesso tempo una nuova identità ricreativa e culturale, sfruttando la vista sullo skyline di Manhattan. Il progetto viene eseguito per fasi, incorporando attività ricreative attive e passive sia nella parte nord, concepita come uno spazio più rigido e pianificato, ricco di servizi, che in quella sud, più fluida e selvaggia.

L’acqua viene integrata nel bordo costiero tramite uno spazio verde progettato per accogliere le acque alluvionali e trasformata in punto attrattivo grazie a servizi come la caffetteria panoramica. Per salvaguardare la biodiversità vengono poi realizzati più di 6.000 m2 di zone umide, protetti da una strada rialzata che sfrutta la topografia del sito. Queste aree costituiscono dei corridoi ecologici che scorrono paralleli al bordo dell’acqua e, grazie al variare della loro estensione, rendono il perimetro della costa irregolare, da sottile ad ampio, ospitando così una varietà di funzioni. La vegetazione scelta, inoltre, non solo rispecchia le necessità dell’habitat naturale, ma viene usata anche per differenziare le diverse aree: ad ogni incrocio con il foyer d’ingresso sono presenti piantagioni distinte e panchine in legno. Il lavoro di continua ricerca e sperimentazione sul tema della salvaguardia delle coste riempie di speranza disegnando nuovi scenari possibili, fornendo un’alternativa all’approccio tradizionalista che vede l’acqua come un problema da arginare e bloccare in maniera meccanica, a favore di una convivenza con la stessa, con coste plasmabili e capaci di assecondare i suoi flussi. Inoltre, uno dei metodi più efficaci di attuazione di queste visioni di progetto è quello per fasi, che non solo permette di modulare l’intervento nel presente, evitando modifiche e cambiamenti massicci, ma permette anche un costante monitoraggio futuro, grazie alle proposte a lungo termine.

Luogo: New York, USA
Completamento: 2018
Architetto: Weiss/Manfredi
Consulenti
Paesaggio: SWA/Balsley
Strutture: Arup
Foto e disegni courtesy Weiss/Manfredi

 

Irene di Buono